Sabato pomeriggio all’Urban center il focus sulle barriere architettoniche in città: “C’è ancora molto da fare”
Uscire di casa e scoprire che la propria città ha assunto un assetto del tutto particolare. Quello di una giungla disseminata di divieti, che i più sembrano ignorare, e che ad alcuni invece non permettono alternative se non l’obbligo di sosta. E così, un marciapiede sconnesso diventa un divieto di percorrenza, il gradino del battistrada divieto di accesso, un attraversamento pedonale roba da farsi il segno della croce se non interviene qualcuno ad aiutarti. Sono queste le barriere architettoniche, cartelli invisibili su suolo pubblico con su scritto ’Tu non puoi!’
A spiegarlo bene, sabato pomeriggio all’Urban Center di via Carpenino, nell’ambito dell’iniziativa ’La Spezia: barriere architettoniche & Peba. Questioni rimosse’ promossa dalla federazione del Pci nella persona del suo segretario regionale, Matteo Bellegoni, è stato Franco Cirillo, presidente Aniep della Spezia. ” Il Peba – spiega Cirillo – è il piano strategico che ha come obiettivo l’eliminazione delle barriere architettoniche ancora esistenti sia all’interno degli edifici pubblici sia sui percorsi urbani. E’ noto che molte aree, uffici e servizi risultino ancora oggi non accessibili alle persone con disabilità e a distanza di quasi 40 anni (l’accenno è al comma 21 della legge 4186, articolo 32, ndr.) il tema degli impedimenti infrastrutturali continua a limitare l’autonomia, la qualità di vita e la libertà di molti”. I dati, resi noti nell’occasione, parlano chiaro: dei 7.901 comuni italiani solo il 5,8% rispetta la legge e Spezia non è tra questi; si trova infatti nel restante 94,2% che ancora deve adeguarsi. Ad attenuare il triste dato è lo stesso Cirillo. “Sembrerebbe – dice – che il nostro comune abbia già incaricato architetti e geometri per l’adeguamento”.
Ma a toccare i nervi scoperti della nostra città è Luca Barani, presidente dell’Unione ciechi italiani della Spezia: “A tutto si aggiunge l’estrema pericolosità degli attraversamenti stradali, alcuni dei quali privi anche del semaforo sonoro. Penso per esempio all’intero viale Italia o a via Antoniana, o ancora alla centrale via Dalmazia che presenta un attraversamento in direzione Spallanzani con una svolta, a senso unico, estremamente rischiosa per tutti i pedoni, a maggior ragione per chi ha una disabilità”. A prendere invece la questione più da lontano, in quanto la ritiene non solo puramente tecnica ma sostanzialmente culturale, è Mauro Bornia, presidente della consulta disabili, che cita l’esempio americano: “Negli Stati Uniti hanno eliminato le barriere architettoniche non per falso buonismo ma perché rappresenta anche una convenienza. Togliere l’impedimento, infatti, del gradino davanti a un qualunque esercizio commerciale significa favorire l’entrata a chiunque, rendendo liberi di entrare, uscire, comprare e integrarsi”. Le difficoltà possono essere permanenti o temporanee ma anche legate all’avanzare dell’età e ad allargare il quadro con la categoria dei pensionati è Laura Ruocco, segretaria Spi Cgil: “Mi sento di aggiungere un dato significativo che spiega come il problema sia collettivo ed esteso. Spezia supera le previsioni circa il tasso di popolazione anziana del 34% previsto per il 2050. Nelle zone di Lerici, Riomaggiore e Sesta Godano oggi abbiamo già raggiunto e superato con il 36% tale stima. Diventa urgente ripensare e ridisegnare l’ambiente in cui viviamo”. Molteplicità di barriere per Carlo Romagnoli, responsabile nazionale del Pci – Dipartimento welfare, salute, sanità e servizi sociali: barriere cioè culturali e relazionali che implicano architetti capaci di programmare in modo universale. “Occorre una programmazione partecipata – sostiene – ossia condivisa e capace di partire dalle persone con problemi, mappando il territorio e tenendo conto delle risorse a disposizione”.
La Nazione, La Spezia 16 ottobre 2023